‘’Dai gas, fammi sentire’’ – ‘’Non posso’’ – ‘’Dai’’ insiste ‘’Voglio sentire il rombo!’’ – ‘’Non posso, non c’è rombo. E’ elettrica’’ .
Mi trovavo intorno a Piccadilly Circus compresso all’interno dell’abitacolo un po’ angusto di un’auto che nessuno conosceva e avevo altre priorità. Tipo non schiantarmi. Tipo attraversare il traffico londinese indenne, riportando l’auto a destinazione senza un graffio. Ero più teso di quel che mi fa piacere ammettere perché era la mia prima esperienza di guida in Inghilterra, dal lato ‘sbagliato’ della strada, la mia prima esperienza con un’auto per la stampa e la mia prima esperienza con un’auto che costa quanto un appartamento. Tutto questo senza servosterzo. Che guidare senza servosterzo, sì, magari fa figo a Silverstone ma nel traffico più che altro fa male ai muscoli dell’avambraccio. E poi c’è l’attenzione e c’è il clamore. La reazione delle persone quando guidi un’auto un po’ diversa è importante, è un criterio. Niente più, niente meno. Ti fa capire se l’auto piace, e a chi piace, e perché piace. Solo che io non lo ritengo necessariamente un criterio positivo. Di sicuro non lo ritenevo positivo in quel frangente perché quando stai cercando di fare wrestling con lo sterzo e ti trovi sulla corsia di sinistra e devi attraversarne tre per svoltare a destra, il corriere con il furgone che ti dice ‘’dai, dai, dai gas’’ non è d’aiuto.
Era il 2010. Ed ero al volante della Tesla Roadster S.
Nessuno conosceva Tesla allora. C’era un solo centro Tesla in Europa ed era appunto a Londra (Knightsbridge, a due passi da Harrods). Oggi quel centro è chiuso, sostituito da 7 nuovi store.
Andiamo dritti al punto e parliamo di quel che tutti vogliono sapere. Una Tesla ha mediamente bisogno di più energia rispetto ad altre auto elettriche perché va molto più forte e va molto più lontano. Durante il mio test con la Model X 100D, ad esempio, ho registrato un’autonomia di circa superiore ai 450 km con ogni pieno di energia. Ho effettuato quattro rifornimenti in tutto, con una percorrenza di circa 450 km come peggior risultato, guidando senza accortezze per risparmiare energia (settaggio sportivo, riscaldamento sempre acceso, etc), e 490-500 come un miglior risultato, guidando con parsimonia. Un equipaggio di Tesla Owners Italia ha registrato (con una Model S) un record certificato di 1078 km con un pieno, con un consumo di 98,4 kw/ora, equivalenti a circa 8 litri, questo perché il motore elettrico trasforma il 95 % di quel che produce in effettivo movimento, limitando al minimo lo spreco d’energia.
Una Tesla può essere ricaricata con qualunque presa di casa (anche quelle Schuko), con le colonnine (come quelle dell’Enel, un pieno costa circa 25 euro) e soprattutto con le colonnine specificatamente costruite da Tesla stessa, chiamate ‘superchargers’, punti di ricarica veloce sempre localizzati, per politica aziendale, entro 2 km dall’uscita autostradale più vicina e nei pressi di strutture ricettive. Ce ne sono 27 in Italia, io ho utilizzato quelli di Modena, Piacenza e Forte dei Marmi, a cui vanno aggiunte 500 colonnine chiamate “destination charging”. Si tratta di punti di ricarica non di proprietà di Tesla ma autorizzati ufficialmente da Tesla stessa e più performanti rispetto alle colonnine standard. A Dicembre 2017 si contavano 1045 superchargers Tesla nel mondo e la rete è in costante espansione. anche se, purtroppo e come sempre, le infrastrutture in Italia non sono all’altezza di quelle di molti altri paesi europei.
Con la ricarica superchargers, servono più o meno 10-15 minuti per arrivare a metà carica, circa 40 per arrivare al 90 % e un’oretta per la ricarica completa.
La prima Tesla Roadster S era un’auto quasi artigianale, costruita sulla base della Lotus Elise, e condivide poco con una Tesla moderna come la Model X. L’autonomia è raddoppiata e la tecnologia e interattività dell’auto appartengono a due epoche differenti ma le prestazioni sono le stesse, e sono impressionanti.
Quando si parla di auto elettriche ci si concentra sempre su efficienza, “green”, sostenibilità. Si parla di autonomia e dove la ricarico? E quanto ci mette? Tutto giusto. Tutto adeguato alle circostanze. Vorrei però si parlasse di più del fatto che le Tesla sono dei siluri. La prima Roadster S era notevole, la versione più performante della Model S è di un altro pianeta, 0-100 in 2,6 secondi. Ti stacca la faccia. Ho scritto un pezzo proprio su queste pagine a riguardo e ho esaurito i sinonimi e consumato il Thesaurus per cercare di spiegare quanto sia estrema e travolgente e veemente lo scatto della Model S P100D.
Questa che ho guidato, la versione intermedia della Model X, è più “civilizzata”, 250 km/h autolimitati elettronicamente e uno scatto da 0 a 100 km/h in 4,9 secondi ma è la ripresa che fa la differenza. Siete in tangenziale, il limite è 70 ma il tipo davanti a voi si è bloccato a 30. State pensando di sorpassarlo ma in realtà lo avete già fatto perché nonostante il peso di quasi due tonnellate e mezzo, la Model X, è un fulmine. Da’ l’impressione di essere leggera ed è molto maneggevole. Scatta in avanti e cambia direzione con precisione e velocità.
Ricordiamo sempre che un propulsore elettrico è molto diverso da un motore endotermico anche per motivi meno ovvi ma altrettanto importanti. Un motore elettrico è composto fondamentalmente solo da tre componenti che ne determinano il movimento: statore, rotore e inverter. Inoltre non c’è frizione, né letteralmente, com’è noto, perché il motore elettrico non ha cambio, né in senso lato, perché un motore elettrico è come un tasto. On e off. Premendo il pedale dell’acceleratore, l’auto scatta in avanti sfruttando il 100 % di quello che ha a disposizione, da subito e senza esitazione.
La Model X, più che un’auto, è uno show. A partire dalle portiere, chiamate ‘’falcon wings’’, che si aprono ad ala…di falco, fino ad arrivare all’autopilot, passando per i numerosi dettagli gestibili dall’app. Tramite app, il proprietario può gestire il climatizzatore, apertura e chiusura portiere, luci, clacson, livello di carica e soprattutto il “summon” mode.
Funziona così. Ci si posizione a una distanza di massimo due metri dall’auto e si clicca su “summon”, l’app si collega all’auto ed è possibile farla andare in avanti o in retromarcia a velocità molto ridotta. E’ utile per tirar fuori l’auto dal parcheggio e soprattutto per fare un po’ il fenomeno con gli amici, perché no, anche perché l’auto rileva ostacoli e li scansa da sola.
E poi c’è il sistema infotainment con l’iPad gigante dal quale si controlla tutto. Portiere, sospensioni, luci, stile e dati di guida. L’auto dispone anche di una connessione internet autonoma che vi permette di navigare su internet nel display gigantesco e di ascoltare musica su Spotify e non c’è bisogno di collegare il vostro account perché l’auto ha il suo. Poi c’è il navigatore che calcola distanza e autonomia residua per il punto di ricarica più vicino.
L’abitacolo è moderno ed essenziale, si controlla quasi tutto dal gigantesco display e ci sono pochi tasti. Ed è spazioso. Ci sono due bagagliai, uno davanti e uno dietro ed è possibile ordinarla anche in configurazione 7 posti.
A livello emozionale, è ovvio, niente vale il rombo di un V8 biturbo o il tuono di V12 aspirato, ma anche se l’automobilismo è alimentato dalla passione deve correre sui binari della sostenibilità. E della fattibilità. E non per questioni di principio o per questioni etiche, piuttosto per questioni pratiche. Molti pensano alle auto elettriche come soluzione sostitutiva per le auto a benzina ma non è così. Non devono sostituirle ma integrarsi. E’ stato ripetuto tante volte e tante volte ancora vorremo ripeterlo: auto elettrica per la noiosa staffetta casa-lavoro (quella che DEVI fare), e auto a benzina per la gita al mare la domenica (quella che VUOI fare). La Tesla si posiziona nel mezzo. Sostenibilità, eco-green e tutto quel che volete. Tutto quel che ci viene detto sia doveroso fare. Poi però premi il pedale del “gas” fino in fondo. E quello lo vorrai fare sempre.
TESLA MODEL X 100D (A PARTIRE DA 113.550 €). GAMMA MODEL X DA 93.500 €
Firenze, Piacenza, Modena, Milano, Forte dei Marmi – Febbraio 2018
Testo & foto: Alessandro Renesis